Dicono Di me

Questo spazio è dedicato all’analisi e alla discussione delle opere di Mariastella Giorlandino. Qui, esploreremo insieme la profondità del suo talento, l’unicità del suo stile e l’impatto emotivo delle sue creazioni. Attraverso queste critiche, speriamo di offrire una nuova prospettiva sul suo lavoro, arricchendo la vostra comprensione e apprezzamento per la sua arte.

CRITICA DI RUGGERO BATTAGLIA

E’ inevitabile, davanti ai nudi femminili di quest’artista, domandarsi l’estrazione della sua espressione. Accademia, architettura, arte come fatto storico e critico, interesse tra rigore e libertà nella quasi ignoranza di disciplina serrata in una tensione di vertiginosa mobilità, un antagonismo tra sensualità e dominio repressivo della ragione che interpretano mostrando alcuni segreti drammatici …

 

CRITICA DI CLAUDIO STRINATI

Maria Stella Giorlandino è da sempre concentrata su poche ma sostanziali meditazioni che nutrono la sua arte e sono il presupposto necessario per ogni sua realizzazione. E’ una pittrice di talento notevole e di sensibilità raffinata che ha individuato nell’ immagine femminile, specie nel nudo, il suo tema fondamentale. E’ una donna e la donna l’ oggetto supremo della sua pittura …

 

CRITICA DI GIUSEPPE MASSIMINI

Per Maria Stella Giorlandino da un lato abbiamo la leggerezza e l’eleganza del sogno e dall’altro la percezione dello spazio e del tempo. Infatti per la Giorlandino l’opera è una favola dentro l’architettura; e come per le favole quanto sono raccontate, si libera da ogni inibizione sensuale caricandosi di misteri, di tensioni, di paure e di allusioni …

 

CRITICA DI ANTONIO OBERTI

L’artista, spinta da varie e personali sollecitazioni, dipinge sull’onda emotiva e chiaramente individuabile di una vocazione simbolista-surrealista neoclassica, di cui è la caposcuola insieme a Carlo Funaro. Usa prevalentemente l’olio affidandosi anche all’aerografo, dentro al quale si annida una fluidità e una fosforescenza incommensurabile, quasi a voler evadere da atmosfere avvilenti e volare verso misteriose trascendenze”.

 

“L’opera di Mariastella Giorlandino procede incessantemente a evocare, accanto alle tante possibilità poetiche della luce, le presenze nello spazio, a compenetrare interno-esterno, natura e figura umana. A volte con un disegno nettamente delineato e pulito, rivelando un pensiero di fondo dalla traiettoria surreale, attestata dalla problematicità delle sue ricerche artistiche. Così sul filo di una interpretazione intimisticamente meditativa, cristallizza in una dimensione atemporale anche le drammatiche e laceranti situazioni del vivere odierno in termini di angoscia esistenziale, di solitudine, di turbamento e di disperazione”.

 

Architetture che si dipanano nello spazio e nel tempo, visioni notturne, ricordi della sua amata Sicilia che le consentono le più svariate invenzioni di segno e di tono sulle coordinate di un’atmosfera irreale sempre controllabile e che, nella sua ampiezza, trova echi e riferimenti classici. Per la peculiarità della sua tecnica (di cui, come abbiamo accennato, si sente caposcuola), ingabbiata in tanti mezzi espressivi, e abbandonandosi al fascino suggestivo dei colori, Mariastella Giorlandino si concede sempre ad essi e alle lusinghe delle figure umane, considerandole protagoniste di quel travaglio antico e moderno per restituire significato all’immagine, all’ambiente e ai frutti della terra”.

 

“Lo stesso accostamento dei nudi femminili con le classiche architetture risponde ad una logica formale ed espressiva allusiva; nudi che valorizzano sempre di più la descrizione dell’ambiente e la compenetrazione che si crea tra gli uni e l’altro. Perché secondo l’artista romana, il dipinto deve in primo luogo vivere nella totale corrispondenza tra l’idea del mondo e le ragioni delle forme; deve essere, nel contempo, estremamente comunicativo nelle variate tessiture ombra-luce, nelle trasparenze e nell’equilibrio”.

 

“Così, interpretando coraggiosamente l’inquieto “male di vivere”, la Giorlandino mira a creare consapevolmente una coscienza nuova, permettendo allo spettatore di partecipare all’atto creativo e, al limite, di diventare egli stesso a suo piacimento, realizzatore di quelle inquadrature cariche di poesia e di umanità”.